La produzione di vino a Cascio ha sempre avuto una notevole importanza economica, la posizione favorevole, ben assolata del territorio ha fin dai tempi più antichi garantito una produzione abbondante e di buona qualità. I documenti più antichi riguardanti Cascio, precedenti all'anno mille, relativi a contratti con cui alcuni terreni venivano dati a livello, cioè in affitto, il canone da corrispondere prevedeva sempre una determinata quantità di vino.
Il vino veniva prodotto in quantità superiore al consumo locale, il che permetteva, data anche la buona qualità, di venderne molto all’esterno ed in particolare al mercato del giovedì di Castelnuovo.
Fu quindi un duro colpo quando, nella intorno al 1850 le viti, fino ad allora sane, vennero attaccate dalla fillossera, un insetto che provoca gravissimi danni all’apparato radicale della vite portandola alla morte nel giro di pochi anni. La sua aggressività unita all’impreparazione dei vignaioli dell’epoca, facilitò la propagazione della fillossera provocando in tutta Europa, Anche a Cascio ci furono rilevanti danni al patrimonio viticolo locale.
Grazie poi alla pratica dell’innesto, con cui si creavano piante con piede americano e apparato vegetativo e riproduttivo europeo la produzione riprese.
Le varietà di vite più diffuse a Cascio erano la ‘petognana’ , con acini piccoli bianchi e dolci, la ‘bersoglina’, con acini grossi ma non dolci, per cui veniva utilizzata esclusivamente per il vino, la ‘cartatese’, con acini neri e grossi ma radi, ottima da tavola, la ‘toscana’ con acini grossi, neri e dolci; la ‘colombana’ o ‘paradisa’ con acini piccoli bianchi e dolci, ottima sia da vino che da tavola, la ‘farinella’ che dà un prodotto abbondante, ma non buono, per cui era utilizzata solo per il vino, l’ ‘aleatico’ con acini neri piccoli e dolci, l’anatrin » con acini neri e piccoli, di gusto gradevole, la ‘capo bugio’ con acini neri e di diverse dimensioni nella stessa pigna, buona da tavola; il ‘moscatello’ con acini neri o bianchi, grossi e dolci, ottima da tavola. Ed ancora il ‘ciliegiolo’, con acini neri, il la ‘fragola’, con acini neri o biasnchi e il ‘crintone’ (queste due non adatte per il vino, sviluppano troppo metanolo)
Altre varietà di viti introdotte più recentemente sono più recenti sono: Muller Thurgau, Traminer che dà un vino aromatico, Beaujolais che dà vini anche di 15°, Tocai Chardonnay, Franconia, la più diffusa, Merlot, Cabernet sauvignon, Pinot nero e bianco.
Circa 20 anni fa si è iniziato a importare vitigni più precoci, dall’Alta Italia, abbandonando addirittura il ciliegiolo che nonostante la maturazione precoce ha pochi zuccheri
Oggi il vino a Cascio raggiunge livelli di qualità elevati, oltre 11 gradi, un vino profumato grazie anche alle varietà coltivate in particolare il merlot e il pinot che da noi danno aromi e profumi particolari.
Le uve migliori, generalmente aleatico, toscana, capo bugio, anatrin e moscatello, unite a una quantità limitata di petognana e colombana, venivano utilizzate per la produzione dei pistoni, termine derivante dal dialetto ‘lombardo’ (si intende con questo termine il modenese). La tecnica di preparazione dei pistoni, rimasta d'altronde inalterata negli anni, consisteva nel far appassite l’uva sui ‘cannicci’ per una ventina di giorni; poi l'uva sgrappata e pigiata veniva fatta fermentare ottenendo così il vin di grana che veniva imbottigliato in speciali bottiglie (i pistoni) nel periodo calante della luna di Pasqua.
I pistoni, conosciuti solo nella nostra zona e nel modenese, sono bottiglie di vetro nero e spesso (per non far danneggiare il vino dalla luce), dalla caratteristica forma col collo allungato e con la parte basale invaginata all’interno. Il primo pistone dell’anno era consuetudine stapparlo il giorno di San Lorenzo, patrono di Cascio.
Oggi la tradizione dei pistoni sta andando perduta. L’Associazione Sportiva Ricreativa Cascio, dopo la ristrutturazione della cantina della canonica l’ha trasformata in un piccolo museo con le attrezzature storiche della vinificazione e una mostra fotografica sulle varie fasi della produzione del vino e dei pistoni, denominato “Cantina di San Lorenzo”. È stata poi avviata, all’interno della Cantina, la produzione di una piccola quantità di pistoni, con uva donata da vari produttori locali, utilizzati in varie occasioni come pregiato oggetto di rappresentanza e di promozione