I problemi di confine sono stati spesso motivo di scontri tra la Repubblica di Lucca e il Ducato di Modena, interessati ad acquisire le zone più strategiche dal punto di vista militare e commerciale o semplicemente a disputarsi diritti su pascoli. Spesso le conseguenze erano disastrose con saccheggi, uccisioni, incendi.
Cascio, sotto il dominio degli Estensi, a cui si era dato volontariamente nel 1429, era terra di confine e la sua vicinanza al paese di Gallicano (quartier generale dei lucchesi) ed il suo contatto con la via militare di Monteperpoli ne facevano un punto strategico di prim’ordine e la sentinella avanzata delle linee di difesa per il resto della Garfagnana. Per questo, come riporta il Raffaelli, «non è meraviglia se il romore delle armi si udì così spesso intorno alle mura di Cascio»
Nel luglio del 1613, i lucchesi prendendo a pretesto vecchie questioni di confini, con un esercito forte di 16.000 uomini ben armati, al comando di Iacopo Lucchesini, presero Cascio, Monte Altissimo e Monte Perpoli.
Se in altre occasioni Cascio si era difeso coraggiosamente fino allo stremo, questa volta non si sparò un solo colpo di moschetto e gli abitanti di Cascio, visti comparire i primi assalitori, invece di pensare alla difesa del paese andarono processionalmente loro incontro per fare ad essi spontanea dedizione.
Successivamente Cascio fu però riconquistato dagli Estensi e gli abitanti di Cascio furono accusati di codardia, spaventati dal gran numero di assalitori, e persuasi dal prete di origine lucchese, anche se molte responsabilità sono da addebitare al Governati ore estense, che, a conoscenza delle manovre lucchesi, non avvera preso le necessarie misure.
Il parroco fu allontanato e da allora il Duca pretese che i parroci di Cascio provenissero dai paesi estensi, inoltre fece mettere in prigione trenta dei maggiorenti del paese intendendo farli impiccare a come esempio; il Duca concesse poi loro la grazia, con l'impegno che fortificassero a loro spese il paese.
Le mura furono realizzate su progetto dell’architetto estense Pasio Pasi, fratellastro del più noto Marco Antonio Pasi progettista della fortezza di Monte Alfonso a Castelnuovo, su idea dello stesso governatore Ricci. La spesa che la popolazione fu costretta a pagare fu di oltre 18 mila scudi, cifra che rovinò sia ricchi che poveri.
I lavori cominciarono nel 1615 e portarono alla costruzione di una struttura a forma di quadrilatero, della lunghezza di 725 braccia, circa 435 metri, con un camminamento per la ronda, cinque torrioni semicircolari, due garitte per le sentinelle.
A sorvegliare tutte queste fortificazioni gli Estensi misero 12 soldati con un capitano, il che comportava una spesa annua di 500 scudi.
Dopo la costruzione delle mura Cascio trascorse un periodo abbastanza tranquillo ed infatti le mura non furono praticamente mai usate come organo difensivo.
Gia nel secolo seguente gli Estensi fecero eseguire l’elenco delle fortificazioni esistenti allo scopo di venderle. Un quadro abbastanza preciso di quello che doveva essere in origine la cinta muraria lo si può vedere da questo elenco che di seguito si riporta. Si precisa che con il termine ‘cortina’ si intende il tratto di mura compreso tra due torri o due bastioni e con il termine ‘casino’ Si intende il riparo per le sentinelle costruito sulle fortificazioni.
Nel 1756 la cinta muraria fu venduta a privati ed ebbe inizio da quel momento un progressivo decadimento della struttura fortificata; i terreni sopra gli spalti furono destinati ad orti delle abitazioni private, alcune di questa sorsero direttamente sulle cortine murarie.
Con la seconda guerra mondiale la situazione del paese e delle mura fu sensibilmente compromessa dai bombardamenti che distrussero alcune abitazioni e una porzione delle mura sul fronte sud. A peggiorare la situazione intervenne un cedimento del versante verso valle che negli anni 80 e 90 del secolo scorso rese necessarie importanti opere di consolidamento.
Nel 2018, grazie ad un finanziamento del progetto ARCU per il recupero a fini culturali e turistici delle fortificazioni della Valle del Serchio è stato completato il restauro conservativo delle mura e dei torrioni. L’intervento ha permesso di eliminare i motivi di degrado, che rischiavano di compromettere l’integrità del bene e di restituirlo alla fruizione dei paesani e all’ammirazione dei turisti.