La chiesa, oggi dedicata ai santi Lorenzo e Stefano, era inizialmente dedicata solo a santo Stefano, il cui culto ebbe larga diffusione a partire dal IV secolo, successivamente fu aggiunto san Lorenzo.
L’edificio ha origini molto antiche, se ne ha notizia in un documento del 908, in cui Adalwida, badessa di San Ponziano, allivellava a Giovanni di Casciano detto Pepo, la chiesa di Cascio con i suoi beni, con l'obbligo, fra l'altro, di provvedervi al servizio divino. E' accertata così, almeno da quell’anno, l'esistenza di una chiesa a Cascio; non era però una chiesa, come si direbbe oggi, parrocchiale (l’attività parrocchiale apparteneva, com'è noto, alle pievi; nel caso, alla pieve di Gallicano), ma una chiesa privata di proprietà del monastero di San Ponziano, come varie altre ne esistevano all'epoca, al servizio della crescente popolazione stanziata sui possessi fondiari.
L'unica testimonianza dell'antichissima chiesa di Cascio che ci sia rimasta sul luogo è forse il rozzo bassorilievo, oggi posto come base all'altare maggiore, rappresentante con ogni probabilità l'Eucarestia. Vi sono rappresentate quattro figure umane; una, a destra, regge chiaramente un recipiente per il vino, le due di sinistra sembrano sorreggere del pane, si può pensare perciò ad un simbolo dell’Eucarestia, l’ipotesi è avvalorata dalla figura centrale che può essere interpretata in atto di preghiera.
L’attuale chiesa risale al 1600, ma ha subito nel tempo diversi interventi di restauro, tra cui il più importante quello effettuato in seguito ai danneggiamenti subiti durante la seconda guerra mondiale che ne permisero la riapertura al culto solo nel 1951. Altri interventi di restauro sono stati volti negli anni successivi, tra cui l’ultimo negli anni novanta a cura dell’Associazione Sportiva Ricreativa Cascio
Di rilievo all’interno della chiesa si può ammirare una Madonna col bambino in terracotta invetriata, alla maniera robbiana. La beata Vergine che sorregge il Bambino è incoronata da due cherubini ed incorniciata da un festone di fiori e frutta, ti consueto alle robbiane. Il bassorilievo risale agli anni 1505 - 1510 ed è attribuito allo sculture fiorentino Benedetto Buglioni, formatosi alla scuola di Luca e Andre della Robbia.
Di recente, nel dicembre 2018, è stato posto sulla parete destra dell’edificio un bassorilievo raffigurante santo Stefano, realizzato dall’artista Gilberto Malerbi e donato dall’Associazione Sportiva Ricreativa Cascio.
La costruzione del campanile fu assai successiva a quella della chiesa i lavori cominciarono nel 1767, ma i lavori si interruppero più volte per la scarsezza dei fondi a disposizione. Quando nel 1771 si riuscì a portare a conclusione la svettante torre campanaria, la spesa per la comunità ammontava complessivamente a 2114 lire e 18 soldi, escluso il pietrame sulla cui provenienza non ci sono precise notizie storiche e la manovalanza che fu fornita a turno dai membri della comunità.
La messe di notizie storicamente controllabili a nostra disposizione ci permette di dare alcuni curiosi dati sulla complessa costruzione del campanile. Per esempio quanta calcina occorse: I documenti ci rivelano che ne occorsero 42 moggia, considerando che il moggio corrisponde a 24 staie e che uno staio equivale a 24,42 litri e quindi circa 24.000 litri. Altra curiosità e quella dei chiodi necessitati, dai documenti dell’Archivio Parrocchiale si vede che furono impiegati nella costruzione del campanile 12 kg circa di chiodi. La notevole spesa sostenuta per la costruzione del campanile fu raccolta a quanto dicono le memorie del tempo attraverso dei crediti lasciati alla “fabbrica del campanile” dal rettore di allora (1171 lire e 3 soldi) da filugelli o bachi da seta coltivasti a beneficio della chiesa da parte della.
In merito alla costruzione del campanile il paese si era diviso in due fazione da una parte coloro che erano favorevoli dall’altra quelli che invece era erano contrari all’opera ritenendola troppo impegnativa. Comunque i lavori andarono ad incominciare, basandosi sulla somma raccolta fra gli abitanti del Pese. Quando questi denari furono completamente spesi il campanile era ben lungi dall’essere concluso riducendosi alle sole fondamenta e ad un muro alto circa un metro. Visti i risultati, la fazione contraria alla costruzione volle ironizzare sul campanile voluto dalla parte avversa e che si riduceva ad un muretto alto appena un metro.
Per far ciò essi seminarono delle zucchine entro il perimetro del campanile quasi a voler dire “Voi avete fatto l’orto e noi vi seminiamo le zucchine. Naturalmente il fatto pungolò la fazione favorevole al campanile che, come diremmo oggi se la legò al dito: essi raddoppiarono così gli sforzi riuscendo dopo vari anni a terminare la superba costruzione che tutt’oggi possiamo vedere. Ma il fatto avvenuto anni prima non fu dimenticato e quando il campanile fu concluso i costruttori vollero scolpire sul cornicione finale una zucca, intesa a significare che le zucche piantate anni prima erano arrivate in cima al campanile. E la storica zucchina è ancora visibile.
L’edificio fu costruito nel 1631 dalla comunità di Cascio, a proprie spese… per grazia ricevuta per la fine dell’epidemia di peste. È un piccolo edificio, nell’omonima località, con la facciata rivolta a levante, su cui si apre l’unica porta di ingresso.
All’interno è conservata un’ancona di tela dipinta ad olio, citata in una visita pastorale del 1684, raffigurante la Beata Vergine della Concezione, i santi Giuseppe, Rocco, Sebastiano, Pellegrino, Giovanni ed altre figure.
La Chiesa di Santa Maria Maddalena si trova in località Castellaccio, in prossimità dei ruderi di un antico fortilizio, che dominava il fondovalle. In origine era un eremo di cui abbiamo le prime notizie solo in documenti del secolo XIII. I fondatori e benefattori della chiesa ed eremo, intitolata a Sant’Andrea, che in seguito assunse il titolo di Santa Maria Maddalena, furono i Porcaresi. La struttura era retta da religiose dell’ordine degli eremiti agostiniani, ma già nel 1276, quindi solo pochi decenni dalla fondazione, l’eremo viene abbandonato dalle suore, che si ritirano presso il monastero di San Michele Arcangelo di Brancoli da cui dipendevano, probabilmente per difficoltà economiche. Il loro posto è occupato da conversi, dei laici che abbracciano la vita religiosa, che reggono le sorti della struttura per oltre 100 anni.
Agli inizi del Quattrocento siamo a conoscenza dell’esistenza della chiesa ma già a quel tempo del convento annesso non rimangono che poche macerie. La chiesa rimarrà per altri due secoli legata al monastero di S. Angelo di Brancoli per poi cadere in rovina ed essere concessa in livello, a privati.
I documenti relativi alle visite pastorali del ‘400, descrivono dettagliatamente la struttura. All’interno vi si trovava una statua raffigurante Santa Maria Maddalena, una pregevole terracotta invetriata del XVI secolo. La statua, attribuita a Luca della Robbia, negli anni trenta del secolo scorso fu asportata e forse venduta dagli stessi proprietari.
Attualmente la chiesa è abbandonata e gravemente danneggiata anche per i bombardamenti della seconda guerra mondiale; nelle vicinanze sono ancora visibili le tracce delle trincee.
La chiesa si trova sull’itinerario storico della “Via Matildica del Volto Santo” che va da Mantova a Lucca e che qui coincide con la “Via del Volto Santo” che inizia a Pontremoli, per arrivare a Lucca. Il cammino, che attraversa il centro del paese per scendere a valle, è percorso da numerosi viaggiatori attratti dalla possibilità di visitare in modo nuovo luoghi ricchi di storia e di natura.